Beato Odoardo Focherini

Odoardo Focherini nacque a Carpi da genitori di origine trentina. Il padre Tobia aprì nella città emiliana un negozio di ferramenta e il giovane Odoardo frequentò le scuole elementari e tecniche. Di fondamentale importanza per la sua formazione fu il rapporto con due figure: don Armando Benatti, fondatore dell'Opera Realina, e don Zeno Saltini, il fondatore di Nomadelfia.
Nel 1924, sotto la guida di Zeno Saltini (non ancora sacerdote), si fece promotore de L'Aspirante, un giornalino per ragazzi che diverrà strumento di collegamento regionale e poi nazionale per i ragazzi dell'Azione Cattolica in Italia e sul quale pubblicò i suoi primi articoli.
Nel 1930 sposò Maria Marchesi (1909-1989), dalla quale ebbe, tra il 1931 e il 1943, sette figli. Nel 1934 venne assunto dalla Cattolica Assicurazioni di Verona come agente presso l'agenzia di Modena; divenne poi ispettore della compagnia assicurativa e svolse il suo incarico nelle zone di Modena, Bologna, Verona, fino a Pordenone.

Impegno ecclesiale

Nel frattempo Focherini proseguì la sua opera all'interno dell'Azione Cattolica. Nel 1928 entrò nella giunta diocesana dell'Azione Cattolica di Carpi come presidente della Federazione Giovanile Maschile; nel 1934 venne eletto presidente della sezione Uomini e due anni dopo, nel 1936, divenne presidente dell'Azione Cattolica Diocesana. Tra il 1930 e il 1942 Odoardo Focherini fu regista e cronista di importanti avvenimenti diocesani, quali i Congressi Eucaristici, che segnarono profondamente la vita religiosa e sociale della zona.
Nel 1939 assunse l'incarico di consigliere mandatario (una sorta di amministratore delegato) de L'Avvenire d'Italia, uno dei principali quotidiani cattolici in Italia.
L'impegno a favore dei perseguitati[modifica | modifica sorgente]
Nel 1942 iniziò l'attività di Odoardo in soccorso degli ebrei. L'arcivescovo di Genova, cardinale Pietro Boetto, che già operava a stretto contatto con la DELASEM, agenzia ebraica di assistenza ai rifugiati, portò all'attenzione del direttore del direttore dell'Avvenire d'Italia di allora, Raimondo Manzini, il caso di alcuni ebrei polacchi, giunti a Genova con un treno di feriti. Manzini, come faceva spesso nelle vicende più delicate, a sua volta affidò l'incarico a Focherini.
Dopo l'8 settembre 1943 e la conseguente occupazione tedesca della penisola, l'impegno di Focherini a favore degli ebrei si fece più intenso e rischioso. Iniziò a prendere contatti con persone di fiducia e a tessere quella tela di aiuti organizzativi che gli servirono per procurarsi carte d'identità in bianco, compilarle con dati falsi, consegnarle ai perseguitati ed accompagnarli fino al confine con la Svizzera. Trovato un fidato amico e compagno in don Dante Sala (parroco di San Martino Spino, un paese vicino a Mirandola) Focherini riuscì a mettere in piedi un'efficace organizzazione clandestina, capace di condurre in salvo oltre 100 ebrei che a lui si affidarono.

L'arresto e l'internamento

Focherini venne arrestato l'11 marzo 1944 presso l'ospedale di Carpi, dove si era recato per organizzare la fuga di Enrico Donati, che fu l'ultimo ebreo da lui salvato.
Focherini venne condotto nel carcere di S. Giovanni in Monte a Bologna il 13 marzo, dove rimase in reclusione fino al 5 luglio. Di lì venne trasferito al campo di concentramento di Fossoli. Il 4 agosto fu trasportato al campo di Gries (Bolzano); da Gries venne deportato in Germania il 7 settembre, nel campo di concentramento di Flossenburg e poi nel sottocampo di Hersbruck (non lontano da Norimberga) dove trovò la morte il 27 dicembre 1944 a causa di una setticemia conseguente ad una ferita alla gamba. In questi momenti vicino ebbe l'amico Teresio Olivelli, il quale morirà anche lui il mese successivo per le percosse ricevute da una guardia[3].
Di questi terribili mesi di prigionia rimane come testimonianza preziosissima il corpus delle 166 lettere (pubblicato nel 1994) che Focherini, clandestinamente e non, riuscì a far pervenire alla moglie Maria, ai genitori e agli amici. Nel testamento Odoardo scrisse di morire "offrendo la mia vita in olocausto per la mia Diocesi e per l'Azione Cattolica".[4]

Riconoscimenti

I primi riconoscimenti vengono nel dopoguerra dall'Unione delle comunità israelitiche italiane che nel 1955 gli assegnò la medaglia d'oro alla memoria per aver salvato tante vite innocenti, "prodigandosi attivamente ed instancabilmente per un lungo periodo a favore degli Ebrei, particolarmente per salvare quelli ricercati".
Nel 1969 il suo nome è stato iscritto assieme a quello dell'amico don Dante Sala, nell'Albo dei giusti tra le nazioni a Yad Vashem.
Nel 1996 la diocesi di Carpi ha avviato la causa di beatificazione, passata a Roma nel 1998.
Nel 2007 è giunta dalla Repubblica italiana la medaglia d'oro al merito civile alla memoria.
Il 4 aprile 2012 il vescovo di Carpi Francesco Cavina ha preannunciato l'esito positivo del processo e il prossimo decreto di beatificazione. Il 10 maggio 2012 papa Benedetto XVI ha firmato il decreto di martirio.
Il 15 giugno 2013 si è svolta a Carpi la cerimonia di beatificazione presieduta dal Cardinale Amato, Prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi.
Sono intitolate a lui tre strade nei comuni di Carpi, Mirandola e San Possidonio.

Culto

Oltre che nella diocesi carpigiana, Odoardo è venerato in Trentino Alto Adige. La famiglia Focherini era infatti originaria di Celentino di Peio, mentre quella della moglie di Odoardo, Maria Marchesi, proveniva dalla Val di Rumo. Focherini fu sempre animato da un profondo amore per questi monti.
A lui ed alla moglie è dedicata una scuola in Rumo e una immagine del beato è collocata, insieme ad una lapide, nella chiesetta in cima al Monte Vioz.

Immagini
La reliquia del Beato






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